Certosa di Garegnano

Via Garegnano, 28. (Apri Mappa)
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Descrizione

Fondata il 19 settembre del 1349 da Giovanni Visconti, Signore e Arcivescovo di Milano, era stata costruita lontano dalla città per consentire ai monaci di poter vivere e pregare in silenzio e solitudine. Ancora oggi conserva, pur inserita nel tessuto cittadino, questa intima vocazione e può quindi rappresentare uno dei motivi per visitare la Certosa.
Dedicato a Santa Maria, l’edificio, consacrato nel 1367, è caratterizzato da una navata unica, voltata a botte e senza transetto. La Certosa, situata non molto distante dalla strada postale che congiungeva Milano, Varese e Gallarate, era inserita nel Bosco della Merlata, una zona battuta da briganti e malintenzionati. Costituì quindi per molti anni in quest’area un rifugio sicuro per viandanti e pellegrini.
Santa Maria Assunta in Certosa di Garegnano è considerata uno dei grandi monumenti nella storia dell’arte ambrosiana.
Quando fu costruita, la zona si chiamava Garegnano Marcido, frazione di Musocco.Il nome di Marcido deriva dalle “marcite”, il tipico sistema di coltivazione delle pianure lombarde utilizzato dai frati della Certosa.
Il complesso ospita opere di grande interesse artistico; è il caso del ciclo pittorico dell'interno eseguito in due tempi da Simone Peterzano, maestro del celebre Caravaggio, e di Daniele Crespi. La sala capitolare conserva nella volta un bellissimo affresco con San Michele, opera di Bernardino Zenale (principio del XVI secolo).
Non passa inosservata anche la facciata, attribuita a Galeazzo Alessi e a Vincenzo Seregni, realizzata tra la fine del sec. XVI e l’inizio del sec. XVII; si presenta divisa in tre ordini simmetrici scandita nei due inferiori da coppie di paraste in granito con capitelli in pietra gialla d’Angera.
Nell’ordine inferiore si apre un solo portale, due colonne in granito, un altorilievo in marmo di Candoglia raffigurante il riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto. Nella parte mediana, al centro, si trova una finestra con balconata in pietra rossa d’Angera, a destra in una nicchia San Carlo Borromeo e, a sinistra, Sant’Ambrogio, in marmo di Candoglia.
Nella parte superiore, in evidenza un bassorilievo che raffigura la Maddalena.
La facciata è completata dalla statua della Vergine Maria affiancata da due angeli.La Certosa accoglieva, al suo interno, la Prioria e il Grande Chiostro, simile a quello della Certosa di Pavia, su cui si affacciavano le celle dei monaci. Nel 1783 il cenobio fu soppresso e i certosini furono estromessi. Il convento venne parzialmente demolito e in parte adibito a uso abitativo.
A creare l’aurea di splendore e santità attorno alla comunità monastica contribuì sicuramente anche il Petrarca, il quale visitò diverse volte questo monastero e, dopo aver visto anche la Grande Chartreuse, affermò: "Son dunque stato in Paradiso: ho visto gli Angeli di Dio in terra; ho visto viventi in corpi Terrestri, coloro che presso il Cielo sarà loro dimora". La tradizione narra che il Petrarca si recasse in Certosa ogni settimana e che nel monastero avesse libero accesso.
Il complesso fu restaurato nel 1930 da Ambrogio Annoni. L’ultimo restauro è del 1982.