Palazzo Clerici

Palazzo Clerici, Via Clerici, 5. (Apri Mappa)
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Descrizione

Palazzo Clerici nasce in un tessuto urbano fatto di piccole case. Nella seconda metà del Seicento, lo acquista la famiglia Clerici.
Nel ‘700, la famiglia Clerici consolida la propria influenza grazie alla notevole considerazione della dominazione austriaca per la nobiltà locale. In questi anni, durante il passaggio dal barocco al neoclassico, l’edificio è una delle dimore più lussuose della città.
Tra il 1773 e il 1778, anno in cui la corte si trasferisce a Palazzo Reale, Francesco Clerici lo affitta all’arciduca Ferdinando d’Austria e alla moglie Beatrice d’Este, rappresentanti dell’imperatrice di Vienna nel ducato di Milano.
Presenta una lunga facciata di aspetto sobrio che contrasta con la ricchezza decorativa degli interni. La sezione centrale della facciata è arretrata in modo da rendere possibile un più agevole accesso alle carrozze nell’androne della stretta via Clerici.
Lo scalone d’onore ha, unico tra i palazzi milanesi, statue femminili vestite all’orientale, in linea con la tendenza propria dell’architettura lombarda del ‘500 a conferire forma antropomorfa a elementi architettonici.Nel 1740, Giorgio Antonio Clerici affida a Giambattista Tiepolo l’incarico di decorare la volta della galleria di rappresentanza, che diventa la Galleria del Tiepolo. Qui si possono ammirare tre forme d’arte: pittura con il soffitto, ebanisteria con la boiserie, arte serica con gli arazzi delle pareti.
L’affresco di Tiepolo rappresenta “La corsa del carro del Sole attraverso il libero cielo abitato dalle deità dell’olimpo e circondato dalle creature terrestri e dagli animali che stanno a simboleggiare i continenti”, con figure, personaggi, miti e allegorie.
La boiserie, che cinge tutta la sala, costituisce la testimonianza più spettacolare dello sfarzo e della raffinatezza artistica raggiunti nel XVIII secolo in Lombardia nell’arte dell’intaglio. Si tratta di scene di vita militare, che rimandano al poema epico cavalleresco “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso.
Gli arazzi raccontano scene della vita di Mosè, sono databili intorno alla seconda metà del ‘600 e provengono da Bruxelles.