Palazzo del Corriere della Sera

Via Solferino, 28. (Apri Mappa)
(75)

Descrizione

La sede del Corriere della Sera è un luogo simbolo della città. L’edificio del quotidiano di via Solferino presenta, nella sua facciata liberty, un’immagine austera ed elegante adatta a riflettere l’autorevolezza del giornale. Dal punto di vista architettonico si nota che la massiccia fronte dell'edificio presenta aperture ad arco ribassato, paraste lesene, ma con funzioni solo decorative) e fronde d'alloro.
La prima sede del giornale, fondato da Eugenio Torelli Viollier, il cui primo numero uscì il 5 marzo 1876, con una tiratura di 3 mila copie, era costituita da due stanze nell’ammezzato della Galleria Vittorio Emanuele II. Lì rimase sino al 1888 quando la sede fu trasferita in via San Pietro all’Orto e in via Verri 14, nella casa di Benigno Crespi, allora il maggior azionista del quotidiano.
Solamente nel 1904 il Corriere della Sera si spostò in via Solferino 28, nell’edificio progettato da Luca Repossi e da Luca Beltrami (1854-1933), l’architetto che aveva appena ricostruito il Castello Sforzesco e che fu anche, per breve tempo, (1896), direttore e comproprietario del giornale. Questo edificio liberty divenne il punto di riferimento della zona editoriale della città che comprendeva anche altri palazzi situati nella stessa via Solferino, in via Moscova e a Porta Nuova.
Inizialmente il palazzo aveva due piani; i successivi furono aggiunti da Alberto Rosselli, tra il 1960 e il 1965.
In tempi recenti l’edificio è stato riadattato dall’architetto Vittorio Gregotti che ne ha reinterpretato la funzione rendendo il palazzo più vicino alle esigenze moderne di un giornale pulsante e aperto alla città. L’architetto ha conservato la parte originaria dell’edificio pensato da Beltrami, riadattando le altre parti e liberando i cortili interni dalle sovrastrutture che si erano accumulate nel tempo.
La sede del giornale si trova in una zona particolare della città, punto di approdo per chi vuole assaporare l’atmosfera unica della zona Brera - corso Garibaldi. Il quartiere è tutto bar, pub, sushi bar, ristoranti, negozi e botteghe ricercate.
Di giorno è frequentato da bancari, impiegati, attori di teatro, insegnanti e studenti dell’accademia. Mentre a partire dall’ora dell’aperitivo serale, la zona si anima di ragazzi, ragazze, manager alla ricerca di svago. E con la presenza della sede del Corriere della Sera, non è raro imbattersi anche in redattori, inviati e grandi firme.
Nelle vicissitudini che hanno caratterizzato il quotidiano di Via Solferino si riflette anche la storia del giornalismo italiano. I giornalisti, gli inviati, gli scrittori che hanno lavorato al Corriere, sono stati alcuni fra i personaggi più significativi che hanno caratterizzato la cultura italiana a partire da Eugenio Torelli Viollier, fondatore della testata e primo direttore sino al 1898. E’ curioso rilevare come la testata ammiraglia della stampa nazionale - e uno dei simboli della Milano borghese – sia sta ta fondata da un napoletano verace, membro di una illustre famiglia di giuristi partenopei.
Le riunioni di redazione con il direttore si svolgono nell’elegante Sala Albertini. A questa storica sala, durante i lavori di ristrutturazione dell’architetto Gregotti, sono state aggiunte la Sala Buzzati, aperta alle discussioni pubbliche, e una seconda sala (Sala Montanelli) riservata alle riunioni interne alla vita del giornale.
Durante la direzione di Luigi Albertini, il Corriere della Sera raggiunse la diffusione record di 800 mila copie. Fra coloro che hanno lavorato per il quotidiano di via Solferino ricordiamo i nomi di Luigi Barzini, Giovanni Mosca, Orio Vergani, Indro Montanelli, Eugenio Montale, Giovanni Spadolini, Egisto Corradi ed Ettore Mo.
Numerosi anche gli scrittori che hanno collaborato alle pagine del giornale come Giosuè Carducci, Ada Negri, Gabriele D'Annunzio, Luigi Pirandello, Grazia Deledda e Luigi Capuana
Dino Buzzati, giornalista e scrittore ricordò con queste parole l’ingresso nell’edificio del giornale: «Oggi sono entrato al Corriere. Quando ne uscirò?». Entrato nel giornale di via Solferino il 10 luglio 1928, vi rimase prima come cronista, poi come redattore interno, inviato speciale, critico d’arte, fino al giorno della sua morte, il 28 gennaio 1972. Fu proprio la vita di routine di redazione a ispirargli “Il deserto dei tartari, uno dei suoi romanzi più riusciti.